"Incontro / Dibattito" Dott Massimo Campioli
Come ovvio una parte del pubblico del Business Club, riunito alla Painters’ Hall per ascoltare il dott. Massimo Campioli professa una irresolubile fede milanista.
Perché Massimo Campioli è direttore del Coordinamento amministrativo, Compliance e Reportistica Enti Sportivi del Gruppo Milan.
“Sono entrato in questa società, che ancora tale non era, nel 1987, dopo che fu acquistata da Silvio Berlusconi.
Ho così vissuto il passaggio da quella che era allora un’associazione calcistica con 22 dipendenti, a quella che oggi è, grazie a lui, una società con 118 dipendenti.
Ricordo quando il nuovo Presidente riunì per la prima volta i dirigenti e disse quale fosse la mission, ovvero diventare una squadra tra le più forti al mondo.
E tutti pensarono che fosse pazzo.
Arrivò Sacchi e vinse lo scudetto, poi la coppa campioni e tutti quei premi prestigiosi che ci hanno distinto sino a diventare, negli ultimi 20 anni il club più titolato al mondo. Ed è per tale motivo che la maggior parte dei ventenni italiani tifa Milan.”
Fenomeno di costume questo, studiato nell’ambito della “Social Identity Theory”, secondo il quale certe scelte individuali, come quella della squadra così detta del cuore, sono dettate dalla una tendenza ad identificarsi con un vincitore.
Si sceglie quindi la squadra che della vittoria possieda i crismi “to bask in reflected glory” come si dice, “for self-presentational benefits”. “Voglio parlarvi del contesto industriale in cui il Milan opera” - dice Campioli - “mostrandovi alcuni dati che inquadrano il fenomeno sport in Italia: oltre 100.000 societa’ sportive, 11.500.000 di praticanti attivi, 21.000.000 di praticanti saltuari 9.000.000 dei quali organizzati in ambito CONI ed oltre 20.000.000 di spettatori.
Da questo sistema si generano entrate per lo stato, in tasse ed imposte, che superano i 3.7 miliardi di euro, e i benefici portati producono ricchezza per oltre 35 miliardi di euro.
È un settore economico di importanza tale da valere il 3% del PIL e che impiega 550.000 addetti, considerando l’indotto.
Il calcio? Ebbene, è lo sport più seguito. Genera un giro d’affari complessivo per 6 miliardi di euro ed è la disciplina preferita dalle aziende che attraverso lo sport comunicano, attirando più del 50% degli investimenti totali delle sponsorizzazioni sportive. Pensate che le ore dedicate annualmente dalle emittenti televisive a questo sport sono oltre 3000 (dato Sport System Italia).”
Come diceva Giovenale, panem et circenses?
“Sono 42 milioni gli Italiani interessati, 10 milioni i frequentatori degli stadi (dato Abacus) e le 25 trasmissioni televisive più seguite della storia dell’Auditel sono incontri di calcio (dato Auditel). Inoltre, 6 milioni di persone leggono ogni giorno i 3 quotidiani sportivi (dato Audipress); quanti sono i lettori di questa tipologia in Inghilterra?”
Nessuno, rispondono alcune voci dal pubblico.
E questo non per analfabetismo di ritorno ma perché in realtà in Inghilterra non esistono quotidiani sportivi e le scelte di lettura della popolazione sono più orientate verso i libri, rispetto a quelle degli Italiani.
“Se parliamo dell’ambito entertainment, lo stato eroga soldi per musica, cinema e teatro ma non per il calcio, che invece è l’unico settore che allo stato dia e che di contributi non ne ha mai ricevuti. Benché qualcuno lo creda, male interpretando la legge salva calcio o spalma debiti, com’ è stata variamente definita.”
Passa a parlare dell’azienda Milan come di una azienda atipica, la cui peculiarità è conseguente a fattori quali la non programmabilità del risultato “perché tutto può cambiare per pochi centimetri, come nel film Ogni maledetta domenica con Al Pacino, vi ricordate?...dove l’allenatore spiega che è per pochissimi centimetri di differenza che si determina un risultato che, quindi, dipende soprattutto dalla chance. Le altre aziende invece, possono programmare.”
Il Milan, al sesto posto come fatturato il primo del quale è occupato dal Real Madrid, appartiene per il 99,97% alla holding Fininvest s.p.a. che detiene anche le partecipazioni in Mediaset, Mondadori, Medusa film e Mediolanum, tutte quotate.
L’esiguo resto è posseduto da piccoli azionisti.
Non presente in borsa, possiede a sua volta due società: Milan entertainment, che si occupa dello sviluppo del marchio, e Milan Real Estate, che si occupa del reparto immobiliare del solo Milan.
“Siamo gli unici a dare appartamenti come benefit ai calciatori cosa che, oltre a stipendi direi consistenti, mostra quanto noi li trattiamo bene…”
Articolate e tecniche le domande del pubblico di sangue rosso nero, grato a Sidney Ross e Stefano Burani, per aver organizzato e diretto l’incontro.
“Sapete a che età nasce la squadra del cuore? C’è una fascia ben precisa, dai 5 ai 9 anni. La si sceglie con un processo di imitazione, del padre del fratello dell’amichetto, o di contrapposizione a queste stesse figure. Oppure, come detto prima, perché vince molto. Come noi del Milan”.
Anna Maria Sanna