"Incontro / Dibattito" - On. Adolfo. Urso

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"La strategia del Governo Italiano in materia di internazionalizzazione delle imprese e promozione del sistema Italia"

Un ''pacchetto per l'internazionalizzazione'' che permetta di attrarre capitali stranieri, di potenziare gli investimenti oltre confine e, sopratutto, di creare un tessuto imprenditoriale formato da aziende capaci di quotarsi in Borsa e di creare valore all'estero.
E' questo il piano presentato oggi a Londra dal vice ministro delle Attivita' Produttive con delega al Commercio estero, Adolfo Urso, durante un incontro con la comunita' finanziaria italiana al Business Club Italia. ''L'obiettivo e' di realizzare il 'pacchetto' entro dicembre in modo che il 2002 possa essere definito l'anno nel quale abbiamo riformato gli strumenti e rimosso alcuni degli ostacoli all'internazionalizzazione delle nostre imprese'', ha dichiarato Urso.
Le statistiche parlano chiaro. Nei primi 9 mesi del 2001 solo l'1,05% degli investimenti italiani e' andato all'estero ed appena lo 0,9% degli investimenti diretti esteri e' arrivato in Italia. ''Il nostro Paese - ha detto il vice ministro - e' al 13/mo posto in Europa come capacita' di attrarre capitali esteri, contro il primo posto della Gran Bretagna, ed e' al 22/mo posto nel mondo''.
Questo, ha sottolineato, ha determinato una ''riduzione inquietante della quota del commercio mondiale negli ultimi dieci anni: dal 4,9 per cento nel '91 al 3,7 per cento nel 2000.
Anche se in termini assoluti siamo cresciuti, l'Italia e' cresciuta meno di quanto sia cresciuto il commercio mondiale e meno di quanto sia cresciuto il commercio di altri paesi industrializzati''.
Per Urso, sono 3 i motivi alla base del ritardo italiano.

Primo: ''L'assenza delle istituzioni, che negli ultimi dieci anni non hanno supportato le imprese come hanno fatto altri paesi d'Europa''. Secondo: il fatto che l'Italia rimane un ''paese esportatore'', mentre e' l'investimento una delle condizioni ''per poter accrescere le proprie quote di mercato''.
Terzo: ''La carenza di medie imprese (almeno 500 addetti)'', in grado di investire all'estero e di internazionalizzarsi.
Su quest'ultimo punto, il vice ministro ha sottolineato che le imprese italiane ''sono state condannate a restare nane perche' non sono state messe nelle condizioni di crescere''.
L'imprenditoria nazionale e' costituita per il 92% da piccole aziende, che possono esportare ma che hanno difficolta' a investire e ad internazionalizzarsi: ''noi dobbiamo rimuovere gli ostacoli alla crescita, come il Governo vuole fare semplificando le procedure fiscali ma anche riformando l'articolo 18'', ha detto. Insomma: ''Piccolo e' bello se e' in condizioni di diventare grande. Dobbiamo consentire ai nostri imprenditori di poter crescere'', ha detto.
Il 'pacchetto', ha spiegato Urso, prevede la cosiddetta 'Autostrada dell'Internazionalizzazione', fomata tra l'altro dagli Sportelli Italia nel mondo, dagli Sportelli Unici Regionali in Italia e dai 'tavoli' per l'export gia' realizzati.

Entro la fine del 2002, ci saranno 8 Sportelli Italia pilota nei principali Paesi del mondo (ne sono previsti 30 nel 2003) per attrarre gli investimenti esteri. Ci sara' uno Sportello in ogni area economica: inizialmente, verranno aperti in Russia, Cina, Australia, Sud Africa, Brasile, Canada, Ungheria o Romania e uno nell'area del Mediterraneo (Tunisia o Marocco).
Dodici regioni, intanto, hanno gia' sottoscritto gli accordi per gli Sportelli Unici Regionali per l'internazionalizzazione delle imprese italiane, mentre le intese sono in fase di definizione con altre 6 regioni.
A questo si aggiungono 5 'tavoli' per l'export (gia' realizzato all'inizio del 2002). ''Servono a fare sistema - ha spiegato Urso -. Ai tavoli partecipano ministeri, istituzioni, enti, regioni, associazioni d'impresa e principali imprese che operano nel settore''. Si tratta del tavolo dell'agroalimentare (Parma), del multimediale (Roma), dell'arredo (Milano), della Moda (Firenze) e delle macchine utensili (Bologna).(ANSA)