"Incontro / Dibattito" Dott Alberto Fontana
Alberto Fontana, presidente del gruppo Salov SPA che produce il marchio Filippo Berio, parla al pubblico del Business Club Italia di Londra del mercato dell’olio d’oliva.
Esponente della quarta generazione di eredi, Fontana racconta di un’etichetta che domina negli Stati Uniti ed in Inghilterra.
L’inizio del rapporto di lavoro proprio con quest’ultima, un mercato da 36 milioni di sterline per la Berio, data al 1982, anno in cui il business dell’olio di oliva - limitato e molto etnico - era ancora nella sua infancy.
“Negli ultimi 25 anni – e consideriamo che 30 anni fa l’olio d’oliva era venduto, ancora e solamente, nelle farmacie - tale mercato si è evoluto in modo considerevole” – dice Fontana – “Sia grazie al cambiamento delle abitudini alimentari, ad esempio l’aumento dell’uso dei grassi vegetali rispetto a quelli animali, sia grazie alla crescita dei prodotti d’importazione.
Per affrontare lo sviluppo di questo mercato che possiede ancora ampio spazio di crescita, 10 anni fa abbiamo fondato una filiale nostra qui in UK, ed oggi abbiamo una distribuzione capillare in tutto il paese”.
Walter Zanré, managing director della Berio UK:
“Nel mercato inglese c’è una concentrazione della grande distribuzione relativamente facile da gestire a livello di logistica ma, tra i grandi, Tesco, Asda Sainsbury, c’è una sfida quotidiana a livello di potere contrattuale.
10 anni fa quindi, quando ancora esisteva il vecchio modello distributore-importatore ormai superato dalla necessità di un contatto diretto, abbiamo intrapreso questo passaggio verso una struttura nostra, assumendoci la responsabilità finanziaria del business in UK.
In tale modo, sono state liberato risorse reinvestite nel marchio e nello sviluppo del lavoro. Oggi la struttura, molto snella, copre tutto il mercato ed abbiamo una piattaforma che ci permette di lanciare nuove iniziative”.
Secondo Fontana, l’apporto dei vari governi del bel paese al processo d’internazionalizzazione delle aziende italiane - e non solo quelle del food - è stato molto modesto.
“Forse è mancata una centralità di visione, una efficace programmazione al lavoro, una reale coesione tra le parti coinvolte”.
Un sistema deficitario quindi, rispetto a quello di altri paesi europei come Germania, Francia e Spagna, in cui il supporto dei rispettivi governi è stato pratico, efficiente e misurabile.
A tale carenza politica, le aziende che si battono nei mercati internazionali suppliscono con le caratteristiche intrinseche del made in Italy: creatività, qualità e tradizione.
“Se mi domandassero quale sia il processo specifico che porta un’azienda all’internazionalizzazione, non saprei che dire perché una regola unica non esiste.
La nostra azienda nasce alla fine dell’800 con una vocazione ai mercati internazionali, ma è il periodo storico a creare le condizioni. In quegli anni difatti, inizia il forte processo migratorio dall’Italia in diversi continenti, e quell’esodo genera un mercato di ‘bisogno’ di prodotti italiani primari all’estero - pasta olio, formaggi - che si traduce con un aumento delle esportazioni”.
La Salov è l’unica azienda olearia ancora italiana al 100% - marchi storici come Bertolli e Carapelli sono stati acquisiti dal gruppo spagnolo Deoleo - esporta in tutti e cinque i continenti ed ha una produzione annua di circa 130 milioni di litri.
Questo in un mercato mondiale in cui la richiesta d’olio extravergine d’oliva aumenta sia quantitativamente che qualitativamente, ma in cui l’immagine d’eccellenza rimane quella del prodotto italiano.
“Noi importiamo olio da altri paesi del mediterraneo – la produzione interna non è difatti sufficiente a garantirne gli alti livelli richiesti – ma sono il blend, la tecnica, la cultura a distinguere l’olio italiano ed a conferirgli quelle caratteristiche di grande qualità”.
L’olio d’oliva ha valori nutrizionali che ne accentuano la superiorità rispetto ad altri grassi.
Le sue peculiari caratteristiche organolettiche, che ne fanno un condimento molto apprezzabile al palato, sono legate alla presenza di fenoli.
Tali molecole possiedono potenti proprietà antiossidanti - sia in vivo che in vitro –associate ad una minore incidenza di alcuni tipi di tumore nonché di cardiopatie coronariche.
Alcuni anni fa, una ricerca pubblicata sul settimanale scientifico Nature (Nature, 2005. n.d.r.)1 ha mostrato che un composto presente nell’olio d’oliva, l’oleocanthal – a cui si deve quel retrogusto lievemente amaro e pungente - possiede non solamente proprietà anti-ossidanti ma anche proprietà anti-infiammatorie simili a quelle della classe farmacologia degli NSAIDs (Non-Steroidal Anti-Inflammatory Drugs) Aspirine, Ibuprofen etc. per intenderci.
Gli effetti benefici osservati nella dieta mediterranea quindi, che la rendono vincente su altre culture gastronomiche, sono basati anche sull’attività biologica di una spremuta di olive.
Anna Maria Sanna
1 Beauchamp G K. et al. (2005). Phytochemistry: ibuprofen-like activity in extra-virgin olive oil. Nature, 437: 45 - 46.