"Incontro / Dibattito" - Dott. Dario Scannapieco

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Descrizione

Le privatizzazioni in Italia

Un'ambientazione quasi arcana quella dell 'Armourers' Hall, uno dei residui palazzi storici che nella City di Londra rendono palpitante lo stupendo contrasto tra architettura d'avanguardia e arte nel senso piu' classico.
All'interno, le sue armature come un coro muto ad ascoltare il racconto di quel (sofferto) processo di evoluzione economica chiamato privatizzazione (The Economist rivendica il primo uso del termine) che dagli anni'90 ha condotto un'Italia decadente ed apatica all'attuale stadio di paese piu' dinamico e competitivo.

"Processo importantissimo a mio parere, che ha contribuito a modificare e modernizzare molta buona parte del sistema economico italiano, sia per gli effetti diretti che per quelli indotti. Ad esempio si e' creato un meccanismo di adeguamento normativo che ha condotto al miglioramento qualitativo e di regolamentazione del sistema finanziario italiano."

Questo e' quanto afferma il Dott. Dario Scannapieco, attualmente Vice Presidente della Banca Europea per gli Investimenti (BEI) ma dal 1997 al 2007 al Ministero del Tesoro prima nel consiglio degli esperti poi come Direttore della Direzione Generale Finanza e Privatizzazioni.

Processo in stadi complessi e, per parafrasare il biologo Jacques Monod, "non un caso ma una necessita'".

In un excursus storico vengono inquadrati il contesto globale e i fattori causali che hanno condotto l'economia del nostro paese a divenire, (per fare un parallelo con la fisica) da sistema chiuso, che "non scambia materia" con l'ambiente esterno, a sistema aperto che invece con l'ambiente esterno interagisce, "scambiando materia ed energia".

"Pervasiva negli anni '90 la presenza dello stato che possedeva allora il 45% dell'intero settore industriale e dei servizi, e oltre l'80% di quello bancario.
Il rapporto tra capitalizzazione del mercato azionario e prodotto interno lordo (PIL), l'indice che viene preso in riferimento per valutare l'ampiezza della borsa, era di poco superiore al 10%.

Nelle piazze finanziarie piu' evolute il valore era superiore anche al 100%.
L'Italia inoltre, presentava anomalie rispetto al resto dei paesi europei per esempio con un deficit di regolamentazione.

Grazie al processo di privatizzazione si e' oggi arrivati sia ad uno sviluppo quantitativo del mercato azionario, con la capitalizzazione salita dall' 11% del 1994 a oltre il 70% nel 2000, sia ad un risanamento del debito pubblico ridotto dal 120% al 105 %, grazie alla canalizzazione dei 100 miliardi di euro risultati dalle dismissioni dei vari enti".
    

Il Dott Scannapieco sostiene le sue affermazioni con dati precisi, descrivendo la privatizzazione come risultante di un processo esteso nel tempo, che prevede una fase iniziale, la trasformazione delle societa' pubbliche in SpA, ed una intermedia, definizione di un preciso contesto normativo con conseguente risanamento delle aziende coinvolte. La privatizzazione ne e', appunto, lo stadio finale. Aggiunge che i risultati del processo pianificato sono andati al di la' delle previsioni originali benche " forse si potesse far di piu', ma tant'e'...."

Un pubblico competente e attento quello del Business Club Italia, che pone domande puntuali dando vita ad un dibattito dinamico e pregnante, moderato da Stefano Pinto, Vice Presidente, e con la solita efficienza coordinato da Sidney Celia Ross, Segretario Generale.

Le armature della cornice della Armourer's Hall stanno a guardare, per dirla (quasi) come Archibald J.Cronin, testimoni inconsapevoli di quel che si dispiega, di quello che e' racconto non solo di un fisiologico processo economico ma anche della Storia d'Italia: quella sociale, che e' anche quella ideologica.

Da un paese che e' l'Italia macilenta del dopoguerra, a quello delle tensioni ideologiche con un canovaccio i cui termini erano "lotta di classe" e "espropriazione", il processo piu' estremo inverso alla privatizzazione, all'Italia di oggi.

Con il suo lessico economico forse ancora incerto (molto e' nell'alternanza politica): si' negletta la lingua di Karl Marx ma che non dimentica il liberalismo, con uno sguardo a John M. Keynes mentre parla di liberismo e si appropria di termini come "game theory" e "general equilibrium theory".

 

Anna Maria Sanna