"Incontro / Dibattito" Dott Rodolfo De Benedetti
“Una holding, definita all’inglese anche family office, è solo uno strumento di controllo o invece il suo ruolo è quello di aiutare a generare valore?”
Questa la prima domanda posta a Rodolfo De Benedetti, Amministratore Delegato del Gruppo CIR, ospite del Business Club Italia.
“Ritengo che la holding è e deve essere uno strumento di generazione di valore. Questo è l’unico criterio oggettivo, riconoscibile, che ne dà legittimazione. Non ha logica l’idea di una holding intesa come strumento di controllo, e soprattutto non sarebbe riconosciuta ed accettata dal mercato finanziario.
CIR è un investitore peculiare,: è anche un’azienda familiare ed allo stesso tempo una holding diversificata e quotata sul mercato.
Queste caratteristiche la contraddistinguono da altri investitori professionali.
I private equity ad esempio, la categoria più simile alla nostra come tipo di vocazione, i quali però dispongono di un capitale a tempo ed i loro investitori sono quindi da intendersi ‘transitori’ e ciò li spinge inevitabilmente ad avere una visione di più breve periodo.
Il ruolo di holding invece ha fatto si che venissero create nuove aziende, sviluppando attività economiche ed individuando diverse opportunità di business, insomma la holding esercita le stesse funzioni tipiche dell’imprenditore non dello speculatore finanziario.
Tra i compiti della holding ci sono quelli di mettere insieme persone, una delle dimensioni più importanti, di trovare capitali e soci che possano portare un contributo concreto.
‘Il gruppo CIR è attivo nei media, nell’energia, nella sanità e nella componentistica auto.
C’è un elemento comune tra questi business o il tutto è frutto di un’attenta diversificazione del rischio d’impresa?’
“Mi piacerebbe poter dire che abbiamo costruito un portafoglio in modo molto scientifico, ma non è così… Sono Amministratore Delegato della CIR da 17 anni, e ritengo che un portafoglio con ragionevole diversificazione valga più di una scommessa concentrata su un settore singolo che, come la storia ci ha dimostrato, segue cicli e mode non sempre prevedibili.
In un portafoglio quindi, si possano coniugare proficuamente aziende con una forte generazione di cassa ed altre ancora in fase di sviluppo.
Al contrario, la diversificazione eccessiva può essere un fattore negativo.
Il modello adottato da CIR ad esempio, è quello di un azionista attivo, presente, che affianca il management operativo delle aziende. Se il numero degli assets superasse un certo limite, tale modello verrebbe a decadere perché perderemmo, diciamo la ‘focalizzazione’.