"Incontro / Dibattito" Prof Andrea Beltratti

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Descrizione

La forte recessione economica degli ultimi anni ha lasciato uno strascico, particolarmente pesante in Europa, che continua a far indebitare i governi.
Ed è proprio sull’Europa che si riversa l’attenzione dei mercati, un’attenzione forse eccessiva perché concentrata su quel 6% del Pil dato da Grecia, Portogallo e Irlanda, ma ‘distratta’ per ciò che riguarda la crisi californiana.
Con questa ‘apertura’ su un mercato apparentemente dissociato nel valutare paesi definiti da Stephen Roach dell’università di Yale ‘zombie che minacciano l’economia mondiale’, il prof Andrea Beltratti propone il suo intervento al Business Club Italia.
Chairman del Management Board di Intesa Sanpaolo e docente all’università Bocconi di Milano, il professore ritiene che «si debba far fronte a questa pressione sull’Europa in modo più organizzato» che aiuti a risolvere, in tempi fisiologicamente e fattualmente plausibili, la crisi.
«Ci vorrebbe un tavolo che sia al di sopra delle singole istituzioni e che consenta di coordinarsi meglio» con la funzione di canalizzare sia la contrattazione che l’analisi e al quale si siedano con certa rappresentatività le varie parti, sia pubbliche che private.
È il coinvolgimento del settore privato difatti, che Beltratti considera strumento strategico essenziale per risanare quel 6% di pil, perché è tale settore che potrebbe provvedere i 30 miliardi necessari al pubblico.
«Con un cambiamento di meccanismi ad esempio, si potrebbe consentirne l’ingresso nell’ European Financial Stability Facility e con i loro 30 miliardi il fondo acquisterebbe il debito greco risanandolo, con un orizzonte di dieci anni».
Trasformare esplicitamente il debito in equity quindi «con uno schema che preservi le prerogative degli operatori privati».
L’intervento si dispiega su varie tematiche, quali ad esempio quella dell’attribuzione di responsabilità: chi è il soggetto colpevole della crisi?
«La domada è sbagliata» dice il professore. «Molti sostengono che la colpa sia degli Stati Uniti che hanno adottato una politica monetaria troppo espansiva ma, tra i ricercatori e gli uomini istituzionali americani, la lettura è altra».
E ‘quell’eccesso’ di espansività diventa la risposta forzata ‘dall’eccesso’ di risparmio dell’Asia.
«Credo che non si possano rintracciare responsabili precisi, ma forse si può parlare di fallimento di regole o di etica, da parte di uno o di tutti.
Penso quindi che dovremmo ragionare insieme su regole nuove, perché istituzioni ed economie di mercato possono procedere e prosperare se ci sono sia le regole sia l’etica».
Beltratti di fatto, accenna anche all’etica quale fattore non trascurabile, benché sia un’etica diversa da quella che diventa conditio sine qua non e ‘necessità’ nel pensiero del premio nobel Amartya Sen.
Si affronta di seguito il tema, acceso, della funzione delle agenzie di rating
di cui, nel Financial Crisis Inquiry Report si legge: … Le tre agenzie di rating hanno avuto un ruolo chiave nel disastro della crisi finanziaria.

Dice il prof Beltratti: «In un modello di business in cui ci sono contraddizioni ed un palese conflitto di interesse per cui chi paga è anche il soggetto del rating, si può ragionare su alternative.
Se fossi un governo regolatore ad esempio, penserei di organizzare un’agenzia di rating pubblica, una europea, una asiatica etc., da mettere in competizione con quelle private».
Competizione di fatto «così da creare anche un’attività di lavoro pubblico ad alto valore aggiunto che, se saprà operare bene, spiazzerà le agenzie private».
L’intervento infine si chiude, con uno sguardo all’Italia.
«In Inghilterra il tessuto sociale si sta ristrutturando, reinventando direi.
In Italia invece, niente di tutto questo se non il tentativo di restare aggrappati ai propri privilegi.
Credo sia il momento in cui istituzioni e persone, a tali privilegi, debbano rinunciare, cosi da permettere al governo di fare un’adeguata manovra di rientro sulla spesa, Una manovra importante e credibile, che coinvolga la riduzione fiscale qualora il debito cominci ad essere assorbito.
Senza una decisione di questo tipo che impone una ristrutturazione sociale, sarà
difficile per il paese svoltare e riprendere una strada di crescita per chi verrà dopo poiché, come si dice in economia ambientale noi non ereditiamo il paese dai genitori ma lo prendiamo in prestito dai figli».
Un prestito oneroso quello di cui parla il professore, quello di un paese che, come una sorta di ‘genio guastatori’ al rovescio, ha un altissimo potenziale di destabilizzazione dell’Europa.
Difatti, secondo la valutazione data dell’economista Edward Altman: alcuni analisti pensano che la Spagna sarà l’ultimo bastione per la sopravvivenza dell’euro. Noi riteniamo invece che la battaglia finale si combatterà sulle pittoresche spiagge d’Italia.
Anna Maria Sanna