"Incontro / Dibattito" - Prof.ssa Fiorella Kostoris

-
Descrizione

"Il Coordinamento delle politiche economiche europee contro la recessione"

“Ringrazio moltissimo il Business Club Italia per avermi invitato in questo posto prestigioso, affollato da un pubblico autorevole tra cui intravedo anche qualche mio ex studente. Il vostro giudizio conta davvero per me, e mi fa piacere che”- ride -
“nonostante tutto, abbiate voluto incontrarmi ancora, dopo anni. Significa, credo, che di me avete un ricordo gradevole, e non del tipo ‘quella strega’….”.
Alla Wax Chandlers' Hall così si presenta la Professoressa Fiorella Kostoris, mente brillante dell’economia italiana, con un prologo quasi sentimentale per trattare un argomento che di sentimenti, piuttosto accesi, ne solleva tanti: il coordinamento delle politiche economiche europee contro la recessione.
“É un “umbrella concept” il termine coordinamento, nel quale sono compresi tipi di politiche e azioni piuttosto diversificati tra loro. La distinzione generale è tra azioni ‘forti’ e ‘deboli’, quindi coordinamento forte e debole.

Quella che propongo io invece, è una caratterizzazione differente: tutte le azioni ‘comuni’ nel senso europeista e non europeo, in cui le politiche siano uniche e realmente coordinate per tutta l’Unione, ecco, quelle sono forti; le altre, qualsivoglia, sono deboli. Chiarisco con degli esempi.” E lo fa in maniera impeccabilmente didattica, mostrando come, nell’umbrella concept, il coordinamento sia un coacervo di forme che spaziano variamente: dal monitoraggio multilaterale sulla base di best practices riconosciute (il caso dell’agenda di Lisbona) ai principi concordati di mera natura filosofica.
Un esempio di questi è l’accordo stabilito al G8 su etica ed economia, accordo per il momento verbale, in cui i grandi parlano di etica dei risultati e altre parti, come i cattolici, di etica delle intenzioni, con distinzione di tipo Weberiano.
E qui le parole della professoressa fanno ricordare ‘il politeismo dei valori’ di Max Weber appunto, con la sua inconciliabilità tra ‘etica delle intenzioni o dei principi’, che si fonda su valori assoluti e quindi apolitici, e ‘etica delle responsabilità’, che alla politica invece è legata in modo indissolubile.

L’ombrello si allarga per comprendere principi concordati ma più pragmatici, che riguardano politiche di stabilizzazione. Per esempio, il pacchetto di misure d’intervento pubblico emerso dall’European Recovery Plan nell’ultimo consiglio europeo del Dicembre 2008, in cui l’intervento di stimolo all’economia è dell’ordine dell’1.5% del PIL, ma di cui l’1.2% è a cura degli stati membri.

E si tratta di principi perchè da un lato si sostiene che ‘necesse est’ ma dall’altro non ci sono meccanismi né per verifiche comuni, né per indurre i paesi lontani da questi livelli, a seguire il precetto.
“Nell’ombrello sono però comprese anche vere politiche di azione condivisa, forti, di competenza esclusiva dell’Unione Europea, pensiamo alla politica monetaria e a quella della concorrenza, che rappresentano schemi coordinati.
Queste azioni sono state e sono molto efficaci; la Banca Centrale Europea ad esempio, è riuscita a adeguare le politiche modulandole sulle necessità, dando molta liquidità ai mercati durante il credit crunch e riuscendo ad abbassare i tassi interesse. Ed ha operato meglio della Federal Reserve
Le politiche concordate del Consiglio Europeo invece, azioni deboli, non hanno avuto efficacia nel passato, né la avranno, non vedo come, nel futuro.
Il Consiglio difatti, una sorta di club fra pari, esercita competenze concorrenti ovvero condivise tra UE e stati membri, dove ognuno può bloccare la volontà collegiale.
É un problema alla Giovenale: Quis custodiet ipsos custodes?
Le azioni comuni invece, sono decise da una sorta di authorities indipendenti di natura tecnica, la BCE per la politica monetaria, la Commissione Europea per quella della concorrenza, che non essendo soggette alla maggioranza, hanno indipendenza dall’’esecutivo.”
Discute ancora di economia la professoressa, proponendo la necessità di intervenire sui mercati sia dando loro fiducia che applicando regole di supervisione e vigilanza, con eliminazione dei conflitti di interesse e più trasparenza dei prodotti.
Si accende un dibattito vivo e sostanziale con il pubblico, mentre il pensiero corre da una delle frasi conclusive “penso non si arriverà ad un necessarissimo coordinamento”, al concetto di coesione sociale teorizzato da Émile Durkheim.
Coesione che sembra avviarsi allo sfaldamento, grazie alla bizzarra asimmetria tra politica economica e sociale a cui si è arrivati in questa crisi.
Crisi definita da parametri di incontrollabilità che ha richiamato pesanti interventi di governi e Banche Centrali, e in tale modus operandi alcuni vedono la vittoria di John Maynard Keynes, l’uomo dalle teorie rivoluzionarie, inascoltato, quello che sosteneva che il capitalismo è per sua natura instabile e gli investimenti pubblici una necessità di natura.

Anna Maria Sanna